Una guida da portare sempre con te per incontrare suoni, odori e storie della città
Ben cinque sono i nostri sensi, eppure troppo spesso ci approcciamo al mondo mettendone in gioco, consapevolmente, solo alcuni. E se provassimo a dar retta intenzionalmente agli altri, che comunque, senza che ci facciamo caso, si attivano lo stesso?
Ti propongo un viaggio alternativo in un luogo tra i più magici che conosca, Bergamo Alta. Sarà un viaggio che potrai compiere in autonomia, consultando questa piccola guida, che ti porterà a scoprire tesori celebri e più celati, facendoti condurre da sensi altri rispetto alla vista… ma senza tralasciare quel senso “bonus” davvero prezioso: l’immaginazione!
Oriente e occidente s’incontrano in piazza Mercato delle Scarpe
Questo viaggio non può che partire, idealmente, dall’antica “porta d’ingresso” della città: piazza Mercato delle Scarpe.
Guarda verso il palazzo della funicolare e osserva come, sia sulla destra sia sulla sinistra, ci sia una strada diretta verso il basso. Probabilmente, se hai sfuggito la funicolare, hai scelto anche tu di incamminarti per una di queste strade, ripercorrendo le centinaia di migliaia di passi di uomini e transiti di carrozze che nel tempo hanno raggiunto la sommità del colle.
Puoi decisamente immaginarne il fragore: tutti, e di tutto, passava da qui! Infatti, la strada di destra, che si spinge verso occidente, prosegue varcando la maestosa Porta San Giacomo – in possente marmo bianco di Zandobbio – e poi corre giù per via sant’Alessandro e si dirige sempre più a sud, raggiungendo Milano. La strada di sinistra, invece, che si allunga in direzione oriente, passata Porta Sant’Agostino – di grigia arenaria – si immette nella deliziosa via Borgo Pignolo e corre sempre più a est, per culminare a Venezia.
Tanto e in tanti hanno transitato per questi due lunghi tracciati: snodo necessario o l’approdo stesso era questa piazza, che nel Trecento i Visconti deputarono a luogo principe del commercio, e che, tradizione vuole, prese il nome dalla Corporazione dei Calzolai, con sede proprio nel palazzo che stai osservando, e che oggi ospita la funicolare.
Alzando gli occhi alla cima degli edifici, avresti avuto lo stesso orizzonte del presente, perché la morfologia degli edifici è rimasta quasi interamente la stessa!
Sotto ai portici alle tue spalle e nelle botteghe attorno si coglieva la funzione commerciale della piazza. Il tuo sguardo e i tuoi sensi, tutti, sarebbero stati solleticati dalla mercanzia più varia, dai beni di prima necessità fino ad articoli decisamente preziosi. Tra la merce esibita dai commercianti veneziani, ad esempio, avresti potuto imbatterti nelle spezie provenienti dalla lontana India!
A proposito di spezie, per rendere ancor più tangibile la materia di questo viaggio, abbiamo chiesto consiglio all’Olfattorio, tempio e custode di essenze e profumi molto particolari, che puoi trovare nel cuore di Borgo Santa Caterina.
Lì, ci hanno suggerito una fragranza speciale che possa riassumere i caratteri essenziali di un luogo come piazza Mercato delle Scarpe: Cuir Curcuma di Affinessence. Un profumo dal delizioso aroma speziato con note “cuoiate”, dove la curcuma, esaltata da una nota lattea, si unisce a Mirra, Sandalo e Patchouli creando un avvincente bouquet dal profumo audace!
Prima di rimetterti in viaggio, ti lascio un’ultima suggestione di questo luogo: sotto i tuoi piedi, c’è un lago d’acqua! Nelle viscere di questa piazza, infatti, sonnecchia ancora una cisterna quattrocentesca capace di contenere più di mille metri cubi d’acqua.
Incanti e contrasti del lavatoio di via Mario Lupo
Dirigiamoci verso il cuore della città: che tu scelga di proseguire lungo via Gomito – e in quel caso ti suggerisco di percepire il profumo dei forni, che preparano dolci senza tempo della tradizione locale – o imboccare il passaggio silenzioso che porta alla piazzetta Angelini, la tua prossima tappa sarebbe immancabilmente l’antico lavatoio di via Mario Lupo.
Cosa avresti avvertito se fossi capitato nel bel mezzo di questa piazza in un punto qualsiasi nel primo Novecento? Un vociare intenso, accompagnato dallo sbattere e strizzare dei panni nelle vasche, e bambini che vi correvano intorno mentre le madri, indaffarate, coglievano l’occasione per intrattenersi con le altre.
E certamente un intenso profumo di bucato ti avrebbe avvolto, come avvolge lo stupore emanato da questo luogo incantevole. In quel tempo, però, non avresti trovato un’ariosa piazzetta abbracciata dagli alberi, ma da alti edifici che sono stati poi demoliti.
Toccando la vasca del lavatoio, ritroviamo il freddo marmo di Zandobbio, protetto da una graziosa copertura in ghisa. La nostra immaginazione, questa volta, è assecondata dall’udito: ascolta lo scorrere dell’acqua, ancora avvertibile, elemento simbolico e pregno di significati vitali.
Questo è stato uno spazio salubre nato in risposta a un contesto insalubre: siamo negli anni ’80 dell’800 e in città serpeggia il tifo, un morbo che si propaga attraverso l’acqua; in aggiunta, proprio in questa zona della città, le condizioni igieniche sono altamente precarie. Per adeguare la fornitura di acqua pulita, viene realizzata una serie di lavatoi pubblici: oltre a questo, certamente il più emblematico e suggestivo, avresti potuto trovarne anche in via Boccola e in via Borgo Canale – quest’ultimo, una chicca recentemente restaurata!
È sorprendente, ma un simile angolo di Bergamo Alta avrebbe offerto anche immagini e odori in deciso contrasto con quanto evocato sinora. Osserva la strada che scende proprio accanto alla piazzetta del lavatoio: nel Medioevo, ti saresti trovato in “via delle Beccarie”, ovvero delle macellerie. E proprio la fila di garage che vedi disposti avrebbe ospitato le botteghe dei “beccai”, che sfruttavano la discesa della strada per aiutare il sangue degli animali macellati a scorrere a valle!
Un caleidoscopio di storie racchiuse in Piazza Vecchia
Lasciati alle spalle questo particolarissimo contesto e prosegui percorrendo la strada in salita, per poterti gustare l’approdo verso la prossima meta da una prospettiva più inusuale, ma per questo decisamente magica.
Il retro della basilica di Santa Maria Maggiore, con i suoi diversi corpi affastellati, ti si spalancherà dinnanzi: è da questo colpo d’occhio suggestivo che vorrei introdurti nella vicina piazza Vecchia, antico cuore della città.
Qui le sensazioni da enumerare sarebbero moltissime. Per iniziare, però, fermati ad ascoltare quello che, indubitabilmente, si è mantenuto lungo secoli e secoli: le chiacchiere delle persone a passeggio, una costante delle piazze che resiste, nonostante le attività vissute all’aperto siano sempre meno.
Questo luogo, così affascinante nella sua genuinità, racchiude ancora suggestioni e anime assunte nel tempo dalla città, in particolare quella veneziana, come sancisce il leone di San Marco che troneggia nell’antico palazzo comunale sulle trifore tipiche dell’architettura lagunare; sotto il dominio veneziano il celebre condottiero Bartolomeo Colleoni volle imprimere il suo emblema sulla città demolendo parte della basilica per impiantarvi la sua colossale cappella.
Una basilica che emana ancora il sudore e l’amore di chi l’ha voluta e costruita, i bergamaschi stessi, con il tetto in lastre di ardesia, che richiamano le vicine valli e le loro baite. Una chiesa “delle persone”, sorta accanto alla chiesa “del clero”, il duomo, a sua volta incastonato nel Palazzo della Ragione.
Una piazza che continua a propagare con orgoglio uno dei suoi suoni più caratteristici: la torre civica, ribattezzato affettuosamente “Campanone”, ancora oggi alle 22 suona i cento rintocchi che in epoca veneziana sancivano la chiusura delle porte nelle Mura.
E quella campana storica, che è la più grande della nostra regione ed in funzione dal 1656, prese vita direttamente “sul posto”, sotto gli occhi meravigliati delle persone: accanto al Campanone, un grande cerchio testimonia il punto esatto di fusione di questo colosso di bronzo.
E tutt’attorno alla piazza, puoi avvertire suggestioni tra le più svariate: dall’odore di libri antichi e dei pregiati manufatti nella biblioteca Angelo Maj – lo splendido palazzo in marmo, ancora di Zandobbio, che chiude la piazza – a testimonianze ancora più antiche.
Proprio accanto alla biblioteca, in corrispondenza di vicolo Aquila Nera – che richiama alla memoria il nome di una vecchia osteria – si nasconde un’estesa area archeologica, che svela memorie, tracce e suppellettili di celti e romani, tra i primissimi popoli insediatisi sul colle.
Se dall’Olfattorio potessero suggerirci un aroma per compendiare questa piazza, teatro d’infinite storie, sceglierebbero però qualcosa che rimandi al calore di un ritrovo, perché il senso di una piazza come questa è certamente votarsi alle persone.
Così, la scelta ricadrebbe su Awake di Akro, una fragranza che cattura l'odore deliziosamente aromatico di una calda caffetteria in una fredda giornata d’autunno. Un profumo, dunque, che risveglia la sensazione di benessere di assaporare un caffè mattutino in un luogo che si ama, in compagnia e tra l’abbraccio di monumenti eterni.
Città Alta e il suo coro di chiese
Riprendi ora la strada meno battuta, incamminandoti alle spalle di piazza Vecchia e proseguendo il percorso: incontrerai una piazza così bella da riempirti gli occhi, con due sentinelle maestose come la Basilica di Santa Maria Maggiore, che offre il suo meraviglioso lato sud, e il Liceo Sarpi, che sorge sull’antica chiesa di Santa Maria delle Rose.
Imbocca, ora, via Arena: una strada nobile, suggestiva e raccolta, che ci riporta a un’altra testimonianza di epoca romana. Qui, per i più fortunati, in alcune ore pomeridiane si riversano le note degli allievi del vicino conservatorio.
Proseguendo, ecco un’altra chiesa, proprio a metà della strada, dedicata a Santa Grata insieme a un altro tempio di Città Alta: l’occhio più attento avrà notato quante chiese, oltre a quelle menzionate, abbiano fatto capolino dappertutto lungo questa esplorazione.
Se interpellassimo l’Olfattorio, ci direbbero che anche luoghi simili potrebbero essere riassunti nell’essenza perfetta! È il caso di Encens Flamboyant, un profumo che ha il potere di connetterci a una dimensione antica e ricercata: le note principali sono ovviamente d’incenso, elemento che primeggia tra un mix di preziosissime materie prime come pepe rosa, cardamomo e noce moscata. Una suggestione olfattiva in grado di riportarci in quell’atmosfera sacrale che le chiese hanno saputo magicamente serbare, in barba allo scorrere del tempo.
Di grano e di battaglie: gli echi di piazza Mascheroni e della Cittadella
Proseguendo, tutte le strade convergerebbero verso l’ultima grande piazza protetta dalle mura, che oggi ricorda un grande matematico ma che, nel nome originario, avrebbe fatto riecheggiare… il lino!
Fragore, chiasso e un gran movimento ti avrebbero accolto se vi fossi giunto nel passato: grande opera dei veneziani sorta nel ‘500, a lungo appellata come “nuova”, per distinguerla da quella “vecchia”, piazza Mascheroni è stata teatro di accadimenti di ogni genere.
A lungo spazio di contrattazione, vendita di granaglie e biade, specularmente alla prima piazza che abbiamo incontrato: questo “centro commerciale” ante litteram era attivo con i suoi infiniti banchi anche tre volte a settimana.
Un tale luogo di convivialità, data anche la sua ampiezza, non poteva che essere cornice anche di giostre e feste, che non di rado scadevano in risse! Nelle occasioni più speciali, non mancavano gli animali in mostra; un giorno, si racconta, un toro pensò bene di darsela a gambe e scorrazzare tra le persone!
E, a proposito di animali, seguimi: noterai che la piazza scende sino a oltrepassare una graziosa fontana settecentesca incorniciata da alberi. Dove la piazza finisce, verso sinistra troverai un passaggio, anticamente noto come “porta del pantano”: indicava l’accesso a una zona acquitrinosa – immaginane l’odore! – dove si rinvennero persino delle zanne di mammut.
Ma ora torna su, dove potrai ammirare la vocazione di piazza Mascheroni eternata in una coppia di affreschi “parlanti”: osserva la facciata di Palazzo Roncalli e intravvederai due uomini intenti a scambiarsi un sacco di granaglie accanto a un curioso suonatore di flauto!
Ti basterà poi passare sotto la Torre della Campanella per balzare ancor più indietro nel tempo, giungendo nel bel mezzo della Cittadella viscontea: qui, nell’antica piazza d’armi edificata dai Signori di Milano, l’odore ferroso e il cigolìo del metallo di armature, armi e archibugi ti avrebbe investito!
La Cittadella, in origine, si estendeva più ampiamente, raggiungendo l’intera area dove oggi sorge il Seminario: lo riconosci dalla grande cupola che sovrasta i tuoi occhi!
Pietre gioiose: colori e profumi delle Mura di Bergamo
Proseguendo e uscendo ufficialmente dal borgo, potrai trovarti in breve tempo sugli spalti delle Mura, dove compiere l’ultimo viaggio sull’onda di sensi nuovi e immaginazione: ma ormai saprai cogliere tutto in autonomia, lasciandoti incantare in pieno dalle note dell’autunno!
Non c’è stagione più magica che sappia abbracciare questa città: le foglie di ippocastani e platani regalano pennellate di colori caldi a quel romantico susseguirsi di panchine e lampioni.
Ma le pietre di questa città saprebbero regalarti sorprese in tutte le stagioni: con l’avvicinarsi dell’estate, sapresti notare lungo le Mura fiori di cappero dai dolcissimi toni rosati. Queste piante sanno crescere anche in luoghi davvero impensabili, grazie a un alleato speciale: le ghiotte lucertole, che si cibano del liquido in cui sono immersi i semi di cappero, trasportandoli inconsapevolmente ovunque!
E, ancora d’estate, risalendo le mura verso il castello di San Vigilio, potresti scoprirti accanto un incantevole compagno di viaggio: l’intenso e dolcissimo profumo emanato dai tigli. Quando la natura fa così meravigliosamente da sé, perfino l'Olfattorio non saprebbe cos’altro aggiungere!
L'ultimo mio consiglio, come sempre, è di dare un'occhiata ai prossimi tour in programma con la Margì, oppure organizzane uno su misura in sua compagnia, per viaggiare a Bergamo e provincia regalandoti occhi - e sensi - del tutto nuovi!
Bibliografia
B. Gelmi, V. Saccheio, Bergamo passo dopo passo, Bergamo, Grafica e Arte Bergamo, 1979
Immagini
Fruttivendolo in piazza Mercato delle Scarpe - foto di Giuliano Rizzi, archivio Storylab
Case demolite attorno al lavatoio, archivio Storylab
Caffè Tasso nel 1910 - foto Roberto Brugali, archivio Lucchetti da Storylab
Piazza vecchia negli anni '60, archivio Roberto Brugali da Storylab
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