Lydia Gelmi Cattaneo: la bergamasca che salvò decine di ebrei

Cos’hanno in comune un tour in Valverde e una visita all’Accademia Carrara?
Durante uno degli ultimi tour, passeggiando in Valverde alla scoperta di posti nascosti, sono riemerse storie e curiosità legate ai luoghi, ma anche racconti di persone e di memorie lontane tramandate in famiglie, che come pezzi di un meraviglioso puzzle andavano a coronare quel momento di scoperta e condivisione.
Qualche tempo prima in Accademia Carrara, mentre seguivo inconsapevolmente percorsi che collegavano personaggi noti che hanno glorificato il nome di Bergamo, riflettevo su quanto sarebbe stato bello raccontare di loro e di quello che ci avevano lasciato, con tutta l’ammirazione che sentivo di nutrire nei loro confronti.
I grandi nomi che hanno reso grande Bergamo
Sono infatti molti i nomi legati a questa città – volti particolarmente noti e volti che lo sono un po’ meno – i quali hanno avuto qualcosa da raccontare, ognuno con la propria sensibilità e il proprio carisma, di sè e così di Bergamo stessa.
I loro nomi si trovano tanto nei musei quanto nei ricordi delle persone, e, seguendo una “mappa ideale”, potremmo dedicare la giusta luce a moltissime personalità di rilievo, tanto dal punto di vista culturale, quanto da quello umano.
Vorrei inaugurare questo spazio di condivisione con la storia di una donna: il suo nome era Lydia Gelmi Cattaneo, un personaggio il cui ruolo è stato di notevole rilievo nella storia bergamasca, seppur esso non goda, forse, della giusta fama.
Lydia si è distinta per il suo instancabile impegno umanitario durante il secondo conflitto mondiale. Questa donna ha avuto un ruolo fondamentale durante una delle pagine più cupe della storia, dove al “sonno” dello Stato, che avrebbe dovuto condurre il popolo alla vittoria contro “il nemico dell’umanità”, rispose attivamente il popolo stesso.
Intellettuali, antifascisti in clandestinità, madri di famiglia, uomini di chiesa, artigiani ed operai si distinsero per azioni coraggiose e virtuose, in un tempo drammatico dove anche in piccoli gesti si nascondeva grande valore.
La storia di Lydia ha impreziosito la casata dei Cattaneo, possessori del meraviglioso castello, detto appunto, di Valverde.
Lydia, una donna moderna
Lydia Gelmi, divenuta poi Cattaneo dopo aver sposato Camillo, ha lasciato il segno. Nata nel 1903 e originaria di Presezzo, vive tutt’ora nei commossi racconti di chi l’ha conosciuta, ed in particolare nelle parole dei figli e dei nipoti, dove si coglie tutta l’umanità che la contraddistingueva.
Il carisma, la straordinaria apertura mentale, l’intraprendenza – pensa che nel 1932 era fra le poche donne bergamasche ad avere la patente! – in un tempo in cui vantare queste caratteristiche in quanto donna non era affatto scontato, la portarono a viaggiare, scoprire, abbracciare realtà diverse dalla sua. Vantava infatti una naturale predisposizione allo svincolarsi dalle barriere culturali proprie di quell’epoca. Intima amica del futuro Papa Giovanni XXIII, Lydia era una donna poliedrica, di grande spessore umano, dal finissimo spirito artistico: abile e stimata miniaturista, giunse a lavorare persino per lo scià di Persia.
Nei suoi frequenti viaggi intrecciava legami con tutti, apprezzando la ricchezza del confronto con ogni nazionalità e cultura.
