Facciamo un gioco! Consulta una qualsiasi cartina geografica d’Italia e osserva come il territorio bergamasco sia centrale, un cuore incastonato in una regione anch’essa decisamente centrale e strategica come la Lombardia.
Da sempre attraversata dalle principali vie di collegamento tra il Mediterraneo e l’Europa centrale, questa terra che prende il nome dai Longobardi è stata a lungo ambita e contesa, e oggi racconta una storia complessa e profondamente frammentata.
Lo stesso territorio bergamasco, a sua volta, è rappresentativo di tutto ciò. E il vessillo più emblematico e suggestivo di queste contese, lacerazioni e lotte di potere è indubbiamente condensato nei castelli e nelle fortificazioni che si possono trovare percorrendo in lungo e in largo questo territorio!
Nel districarmi in questo affascinante mondo, ho avuto la guida speciale di Elena Marchesi, autrice di "Castelli della Lombardia", un recente volume che accompagna alla scoperta dei manieri più significativi della regione.
Tra questi, ho scelto una manciata di castelli con storie affascinanti e diverse tra loro, che si ergono in varie zone del territorio bergamasco, senza dimenticare la città-fortezza per eccellenza, la nostra Bergamo Alta!
Castello dei conti Calepio
Castelli Calepio (BG)
Sorto in una deliziosa area collinare del Basso Sebino da cui domina il sereno corso del fiume Oglio, a un passo dal confine con la provincia di Brescia, questo maniero di pietra ha dato il nome al suo stesso comune, Castelli Calepio.
E proprio su un confine strategico – quello tra Bergamo e Brescia prima, e tra il ducato di Milano e la repubblica di Venezia poi – i conti Calepio, nel corso del Medioevo, si trovarono in gioco, contesi tra le fazioni rivali. Onori e benefici giunsero dalle alleanze che scelsero di appoggiare, tra cui lo stesso titolo nobiliare e il controllo del feudo.
Proprio qui i Calepio risiedettero nel corso dei secoli successivi, rinnovando il proprio castello che, nel frattempo, aveva progressivamente perso i suoi scopi difensivi in favore della connotazione più raffinata di dimora signorile.
Proprio come mi racconta Elena, i mutamenti in ambito militare hanno inevitabilmente influito sull’architettuta di questi luoghi: quando gli Stati hanno trovato nuove forme di equilibrio, i castelli hanno abbandonato la loro funzione difensiva, assumendo più una connotazione residenziale, più votata all’estetica che alla protezione di un territorio.
E infatti ancora oggi, il visitatore è rapito dalla commistione fra i diversi ambienti del complesso, abitato sino alla metà del 1800! Dai ponti levatoi alla merlatura ghibellina degli esterni, che raccontano l’epoca più antica, agli ambienti e alle splendide camere decorate delle epoche successive – una fra tutte la Sala dei Fiori (sotto) – sino a un giardino pensile e picco sull’Oglio.
Un paio di curiosità:
Le terre dei conti Calepio avranno sicuramente aperto un cassetto della tua mente e suggerito il richiamo con il Valcalepio DOC, la più consistente produzione vinicola bergamasca. Proprio questa terra fertile, bagnata dall’acqua dei fiumi e favorita dalla brezza del vicino lago d’Iseo, è nota per le celebri distese di vigneti!
Un altro rimando, ancor più particolare, è invece al Calepino, al secolo Giacomo da Calepio, il più celebre esponente del casato. Fu monaco agostiniano ed è ricordato per essersi cimentato in un’operazione mastodontica: quella che, a cavallo fra 1400 e 1500, lo portò a dare vita al primo vocabolario della storia! Pensa che, ancora oggi, la parola “calepino” è sinonimo di dizionario!
Alcune tra le più importanti edizioni dell’Ambrosii Calepini Bergomatis Dictionarium sono orgogliosamente custodite nella biblioteca civica Angelo Maj di Bergamo.
Castello Suardi
Bianzano (BG)
Lasciamo le terre calepine e dirigiamoci in direzione nord, verso un altro specchio d’acqua della nostra provincia molto amato, il delizioso lago d’Endine! A sovrastarlo, dal cuore della val Cavallina, ecco un altro castello, sorto nell’alto medioevo in posizione strategica a controllo delle valli Seriana e Camonica: Castello Suardi. La sua mole, seppur piccola, è severa e massiccia, realizzata con rocce estratte dalla montagna che sovrasta l’area di Bianzano.
Dalla mole squadrata, spicca un’alta torre solitaria al centro, mentre tutt’attorno si trova ciò che resta delle altre torri e di due cortine murarie. Ma di questo piccolo maniero, oggi potrebbe non esserci stata la benché minima traccia.
Infatti, nei primi decenni del 1400, fu l’astuzia della famiglia Suardi a salvare questo castello dalla distruzione disposta dalla Repubblica di Venezia, appena instauratasi a dominio dell’area: si decise di nascondere le merlature ghibelline dalle mura per far assomigliare l’edificio il più possibile a una residenza e non a un forte.
La famiglia Suardi, di cui campeggia lo stemma sul portale d’ingresso, ricevette in dono questo maniero a metà del 1300 dai Visconti, grazie a un’alleanza matrimoniale. Elena mi spiega che, in Lombardia, la maggior parte dei castelli sia di epoca viscontea: la famiglia Visconti ha dominato infatti dei secoli cruciali nel periodo dell’architettura castellana e militare, quali il 1200 e il 1300, quando i fortilizi nascevano a scopi prettamente difensivi, di attacco o di avvistamento.
Un paio di curiosità:
Il castello di Bianzano ha attirato l’attenzione del mondo della scienza e degli appassionati dell’occulto per via di un orientamento e di proporzioni nient’affatto casuali, ma legati con precisione ai punti cardinali e ai corpi celesti.
Non era dote di tutti potersi destreggiare tra sapienti calcoli e simili conoscenze: si suppone, infatti, che i costruttori potessero essere legati a ordini monastici cavallereschi, come quello dei Templari. E taluni simboli presenti nelle decorazioni del castello rimanderebbero proprio a questo leggendario ordine…
La storia che attraversa questo maniero, però, continua a rivivere nel presente. Ogni due anni, in agosto, tra il borgo di Bianzano e il suo castello si svolge una rievocazione storica che, celebrando la ricorrenza in cui il castello passò alla famiglia Suardi, regala ai visitatori allestimenti dal sapore medievale, con dimostrazioni di mestieri antichi, giochi e sfilate in costume d’epoca.
Castello di Malpaga
Cavernago (BG)
Lasciamoci alle spalle i laghi della bergamasca e, in generale, le altezze, per scendere nella vasta e fertile pianura che si estende a sud di Bergamo. Percorrendo la campagna che abbraccia il borgo di Cavernago, ci troveremmo al cospetto del castello di Malpaga, esempio tra i più spettacolari esistenti.
È legato indissolubilmente al celeberrimo condottiero della Repubblica di Venezia Bartolomeo Colleoni, che acquistò il fortilizio di Malpaga come base per difendere i confini della Serenissima con il ducato di Milano, e qui s’insediò dopo la metà del 1400, risiedendovi sino alla morte.
Raggiunto il culmine di splendore in epoca rinascimentale grazie alla vivace corte del Colleoni - la quale, per alcuni mesi, soggiornò anche nella vicina Rocca di Romano - il castello di Malpaga ebbe comunque una storia di grande protagonismo sin dal principio, in particolare come teatro delle aspre contese fra guelfi e ghibellini del tardo Medioevo.
Differentemente dai fortilizi visti sinora, quello di Malpaga non si trova su una cima, protetto da pendii scoscesi, ma nel cuore di una pianura: per ovviare alla particolare vulnerabilità data da questa condizione, i castelli del genere venivano cinti da ampi fossati, oltre che da mura, come illustra Elena. Un tempo, Malpaga possedeva ben due cinte murarie e due fossati: era un maniero di fatto inespugnabile.
La sua mole, che ancora si staglia con imponenza, conserva quell’idea militare, mentre negli interni residenziali, dalla corte alle sale opulente e raffinate, trionfa il Rinascimento. Tutto ciò rende il castello di Malpaga un amalgama perfetto delle varie anime racchiuse al suo interno.
Valorosi personaggi, come celebri reali e nobili da tutta Europa, nonché raffinati artisti e umanisti, passarono da questo magnifico luogo: Malpaga fu una corte rinascimentale a tutti gli effetti, teatro di battute di caccia, tornei, ricchi banchetti e degli splendori del mecenatismo.
Un paio di curiosità:
Personalità carismatica e tra le più potenti e influenti dell’epoca: Bartolomeo Colleoni era un condottiero temuto ed, evidentemente, non fu immune da agguati che attentarono alla sua vita.
Negli anni, diverse spie e una serie di sicari, inviati dall’acerrimo rivale Signore di Milano Galeazzo Sforza, si introdussero nel castello di Malpaga con l’obiettivo di catturare il Colleoni, ma tutti gli episodi si risolsero in un nulla di fatto… o meglio, in una fine terribile, ma per i sicari stessi!
Così, come in tutti i manieri che si rispettino, anche qui si narra si aggirino sventurati e malinconici fantasmi, che qualcuno ricondurrebbe proprio ai cospiratori di cui sopra, tutti condannati a un’atroce morte.
Bergamo Alta: città-fortezza
Come non includere in questa trattazione un luogo che va oltre e sublima l’idea di fortilizio, ovvero il borgo fortificato per eccellenza, la nostra Bergamo Alta? Il caso è certamente il più emblematico della regione, anche dato l’eccezionale stato di conservazione delle evidenze lasciate dalle diverse epoche; da qui si irradia lo spirito di questa terra tanto strategica.
Millenni or sono, sui sette colli bergamaschi nacque un primo nucleo urbano, che nel corso del tempo è sempre stato adocchiato da conquistatori di ogni sorta, date la posizione privilegiata sulle alture e la centralità rispetto alle principali vie di comunicazione.
Oggi ammiriamo in particolare le possenti Mura venete che cingono il borgo, ma di fortificazioni la città ne ebbe molteplici: ne sorsero in epoca romana, recinti che vennero consolidati in epoca medievale, fino a quando i Visconti giunsero a punteggiare di fortezze le sommità più elevate dei colli.
Furono opera loro la Rocca e la Cittadella (sotto) - rispettivamente un punto di avvistamento strategico e un sito sorto per difendere una zona sguarnita della città - come lo stesso consolidamento del castello di San Vigilio.
Le fortezze viscontee furono sfruttate anche durante il successivo dominio veneziano, che consolidò inoltre opere preesistenti, come le Muraine – di cui restano piccole tracce nell’attuale Bergamo Bassa – sorte a protezione dei borghi sorti più a valle.
Il lascito più paradigmatico della Serenissima furono indubbiamente le colossali fortificazioni di cui si diceva, un bene oggi riconosciuto dall’UNESCO che sconvolse l’urbanistica e così l’aspetto di Bergamo Alta, la quale divenne a tutti gli effetti una città-fortezza: giunta la sera, il "Campanone" di piazza Vecchia scoccava i suoi cento rintocchi, annunciando che le porte delle Mura sarebbero state presto serrate, e l'intero borgo al riparo dagli assalti.
Bonus track: Castello Visconteo di Trezzo
Trezzo sull’Adda (MI)
Facciamo uno strappo alla “regola” e cambiamo prospettiva: raggiunti i pressi del villaggio di Crespi d’Adda, scavalchiamo il corso del fiume Adda, storicamente e ancora oggi confine naturale delle terre bergamasche, e tocchiamo così la sponda milanese di Trezzo sull’Adda!
Incastonate su un promontorio, troveremo traccia delle vestigia di un antico castello, rappresentato e di fatto condensato in una suggestiva torre di 42 metri: pensa che è la più alta torre castellana di tutta la Lombardia!
Da lassù, oltre ad abbracciare con lo sguardo la splendida area circostante - un gioiello della natura, in cui ciò che resta del forte è ormai avvolto - puoi immaginare l’eco degli innumerevoli scontri, conflitti e assedi che qui si sono susseguiti.
Il castello, innalzato in questa preziosa zona fluviale in epoca longobarda e fortificato nei secoli, anche dallo stesso Barbarossa, ebbe sempre funzione militare. Rinacque a nuova vita negli anni ‘60 del Trecento con Bernabò Visconti, che eresse a Trezzo la sua massima opera difensiva, ma che, fatalmente, trovò proprio qui la morte – per mano del nipote usurpatore, Gian Galeazzo.
Possiamo dunque immaginare l’immensa mole di questo castello e la sconfinata storia che le sue pietre, seppur seminascoste nella vegetazione, hanno attraversato, e quali storie continuano a raccontano ora.
Nel corso del Settecento, infatti, ebbe luogo la demolizione del castello, con lo scopo di riutilizzarne i materiali costruttivi, com’era uso nel passato: così, le pietre di questo grande maniero sono diventate parte di altri edifici, come la celebre Arena Civica di Milano, e dunque protagoniste di nuove storie.
Un’ultima curiosità:
Numerosi luoghi dell’Adda vennero eternati nei disegni e nei dipinti di Leonardo da Vinci, genio multiforme del Rinascimento. Egli visse molto tempo alla corte degli Sforza, viaggiando in lungo e in largo per i territori limitrofi alla città di Milano.
Così, anche la pianta del castello di Trezzo, raffigurata da Leonardo durante uno dei vari assedi subiti, comparse tra gli appunti dell’artista; oggi lo schizzo è confluito nel “Codice Windsor”.
Il nostro breve viaggio nei castelli della provincia bergamasca si conclude qui, ma puoi continuare ad approfondire il tema consultando “Castelli della Lombardia”, il ricchissimo volume di Elena Marchesi, che è stata la mia preziosissima bussola in questo universo affascinante. Nel suo libro troverai la Storia e le storie che attraversano i castelli, ma anche curiosità e informazioni utili per le visite!
Perché, in fondo, è difficile restare immuni al fascino dei castelli: baluardi che raccontano la vita e l’economia di un popolo, ma che stuzzicano al contempo il nostro immaginario più profondo, risvegliando fiabe, sogni e magia!
E non dimenticare di consultare il calendario dei tour della Margì per scoprire tutte le sfumature delle storie di Bergamo e della sua sorprendente provincia!
Bibliografia
E. Marchesi, Castelli della Lombardia, Editoriale Programma, Treviso, 2022.
Riferimento fotografici
Castelli Calepio PH elescatt (IG)
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